Ieri Aleppo è stata scossa da esplosioni e combattimenti andati avanti giorno e notte. Gli scontri hanno interessato sia l’area del centro, sotto il controllo del regime di Assad, che quella occupata dai ribelli. Tra i sostenitori del Presidente cresce la sensazione che la vittoria sia vicina. “Se Dio vorrà, vinceremo su tutti i fronti” dice questo sostenitore del Governo di Damasco. A lungo si era temuto che gli scontri fossero costati la vita a Bana Alabed, la bambina di sette anni di Aleppo i cui tweet hanno attirato l’attenzione del mondo. Ma secondo la BBC la bambina è salva, il suo account è stato riattivato. Sul campo i ribelli stanno perdendo terreno. L’80 per cento di quello che un tempo era il cuore economico della Siria è tornato sotto il controllo del Governo. Anche la città vecchia è stata riconquistata. Gli oppositori sono ormai confinati nella parte sud-orientale della città. Da oltre un anno qua si combatte senza esclusione di colpi. Il bilancio è devastante: 250.000 morti, più di mezzo milione di persone in fuga e una città ridotta in macerie. I ribelli hanno proposto un cessate il fuoco per permettere la partenza di civili e feriti. Richiesta appoggiata da Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia, Germania, Francia e Canada, che ancora una volta hanno accusato la Russia di ostacolare gli sforzi per fermare il bagno di sangue. Ma Washington in queste ore si sta muovendo su due fronti. Prova ne è l’incontro ieri, ad Amburgo, tra il Segretario di Stato uscente John Kerry e il suo omologo russo Sergej Lavrov. Mosca parla di riavvicinamento, di un fitto scambio di informazioni e documenti. Washington vicina ad un’intesa con Putin? Presto per dirlo. Certo è che l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca dovrebbe aprire a nuove relazioni sull’asse russo-statunitense. Il Presidente eletto dovrebbe poi incontrare presto l’inviato speciale delle Nazioni Unite Staffan De Mistura, che oggi sarà sentito al Consiglio di Sicurezza di Palazzo di Vetro.