Gli ultimi dati risalgono al 2015 e non lasciano spazio all’immaginazione: quell’anno il Regno Unito versò nelle casse comunitarie 18,2 miliardi di euro, ricevendone indietro 7,4 grazie al famoso sconto ottenuto da Margaret Thatcher. La matematica poi non è un’opinione, neanche quella tanto sensibile politicamente, e a firmare il facile conto ci pensa il Commissario UE al bilancio Günther Oettinger. La Brexit porterà con sé un buco annuale da 10-11 miliardi nel bilancio dell’Unione europea. “Saranno necessari tagli nei prossimi dieci anni, non possiamo far finta di nulla”, la posizione di Oettinger presentando il paper di riflessione sulle finanze europee post 2020 perché il quadro attuale è stabilito fino ad allora, tanto importante anche per Londra, che fino a quella data dovrebbe in parte continuare a contribuire per una somma che è oggetto di negoziato, continuando allo stesso tempo a usufruire di alcuni programmi come – ha assicurato – soprattutto ad agricoltori e allevatori. Ma il post 2020 è tutto da stabilire, anche se gli scenari presentati dall’euroesecutivo sono abbastanza netti: tagli da 10 miliardi ai fondi per coesione e agricoltura per fare fronte al bilancio contratto e ulteriori contributi. Ma rimane da capire attraverso quali strumenti e se sarà denaro fresco, anche in questo caso frutto dei tagli, per circa 15 miliardi per finanziare le nuove priorità, lotta al terrorismo, difesa comune, dossier migrazioni. “Lo status quo non è un’opzione – si legge nel documento preparato a Bruxelles – dovranno essere fatte scelte dure”, scelte che hanno bisogno di certezze. Così la presentazione della proposta per le prospettive finanziarie post 2020 slitterà di circa sei mesi, alla primavera-estate 2018, quando, ha sottolineato Oettinger, conosceremo le conseguenze finanziarie esatte della Brexit.