Una nuova politica nucleare con la minaccia cinese al centro. Sarebbe questa l'ultima eredità di Joe Biden secondo quanto riporta il New York Times. Il nuovo piano strategico rimasto finora segreto sarebbe stato approvato lo scorso marzo e riorienta la politica di deterrenza nucleare americana finora rivolta verso Russia e Corea del Nord verso Pechino. Non è un aggiornamento indirizzato un unico Paese avrebbero rivelato fonti statunitensi ma intanto il documento talmente segreto da esistere finora solo in copia cartacea farebbe riferimento alla possibilità di reagire a un attacco nucleare coordinato, lanciato dall'asse Cina, Russia e Corea del Nord. La possibilità non sarebbe più così remota secondo Washington alla luce del riavvicinamento tra Mosca e Pyongyang, culminato nell'accordo di mutua difesa siglato tra Vladimir Putin e Kim jong-Un lo scorso giugno. Con la Cina invece da luglio sono stati interrotti i colloqui ad alto livello sul nucleare e sul controllo degli armamenti, una ritorsione da parte di Pechino dopo la vendita di armi dagli Stati Uniti a Taiwan. Tra le nuove potenze dotate di nucleare la Cina ha uno degli arsenali più rapida crescita del mondo l'ultimo report del bollettino di Atomic Scientists stima che Pechino disponga attualmente di circa 500 testate nucleari e che ne stia producendo altrettante per equipaggiare i futuri sistemi di lancio. A questo ritmo infatti Pechino potrebbe quindi arrivare a 1000 testate entro il 2030. Pronta la risposta del Ministero degli Esteri Cinese che per bocca della portavoce Mahonying ha detto che "La teoria della minaccia nucleare cinese è solo una scusa per sottrarsi alle responsabilità del disarmo. Espandere l'arsenale che cercare vantaggi strategici" e ha rivendicato il diritto della Cina di accrescere la propria deterrenza.