Sudan, esercito di al Burhan annuncia riconquista Khartoum

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3 giorni fa

"Khartum è libera, è fatta." Con queste parole il capo dell'esercito regolare sudanese al-Burhan è arrivato al palazzo presidenziale di Khartum, dichiarando la capitale libera dai paramilitari delle forze di supporto rapido. Dopo aver riconquistato il palazzo presidenziale e il quartiere degli uffici governativi, l'Esercito sudanese ha ripreso il controllo dell'aeroporto della capitale dopo oltre due anni, diffondendo le immagini della fuga oltre il fiume Nilo delle forze di supporto rapido del generale Dagalo detto Hemetti. Precedentemente gli uomini di al-Burhan avevano circondato e conquistato l'ultima roccaforte dei paramilitari nella regione di Khartum. Ma la guerra che da due anni sconvolge il Paese che ha provocato quella che per l'ONU è la più grave crisi umanitaria del mondo è lontana dalla sua conclusione. Adesso il Sudan rischia di essere diviso ulteriormente in due parti, dopo aver già subito nel 2011 la secessione del Sud Sudan, dopo un'altra guerra civile durata più di vent'anni. Le forze di supporto rapido controllano infatti l'ovest e parte del sud del Paese e avanzano in Darfur, mentre l'Esercito di al-Burhan controlla l'est del Sudan, ha ripreso il controllo del centro e di quasi tutta la regione della capitale. La guerra civile tra le due fazioni dell'Esercito ha finora costretto 12,5 milioni di persone a fuggire dalle proprie case, di cui oltre 4 milioni nei paesi limitrofi, ma soprattutto dei 50 milioni di abitanti, almeno la metà soffrono di fame acuta e hanno bisogno di aiuti umanitari, in un Paese che già prima della guerra era tra i più poveri del mondo, con un reddito pro capite annuale di circa 700 euro, ma le due fazioni armate hanno finora impedito alle organizzazioni internazionali di portare gli aiuti umanitari. Le accuse di crimini contro l'umanità e di violazioni dei diritti umani sono continue e riguardano entrambe le parti in guerra. L'ultima strage sarebbe stata causata da un raid aereo dell'Esercito sul mercato della città di Tora, nel Darfur settentrionale, con un bombardamento indiscriminato che avrebbe ucciso decine, se non centinaia di civili. La guerra tra le due parti dell'Esercito sudanese, entrambe legate all'ex dittatore Bashir, è arrivata dopo che i due generali avevano fatto fallire, nel 2019 con un colpo di Stato, il tentativo di imporre un governo civile sul Sudan, e non riuscivano ad accordarsi su come gestire l'Esercito. Adesso, comunque vada a finire il conflitto e ovunque ci si trovi in Sudan, sono sempre i militari più spietati a governare. Da una parte le forze di supporto rapido di Dagalo, eredi delle milizie Janjawid già accusate di genocidio in Darfur sotto Bashir, dall'altra l'Esercito di al-Burhan che festeggia la riconquista di Khartum, ma che è sempre più dominato dalle fazioni islamiste, fedeli al partito del congresso dell'ex dittatore Bashir. Nel mezzo, decine di milioni di sudanesi, intrappolati e vessati dalla sete di potere dei propri militari. .