Se ieri il Dipartimento di Stato aveva passato la giornata a proporsi come mediatore nel Golfo e ringraziare il Qatar per l’ospitalità nei confronti delle truppe statunitensi, dato che il piccolo emirato ospita la più grande base americana della regione, oggi il Presidente Donald Trump detta la nuova linea e prende posizione nella disputa che sta spaccando il fronte sunnita al fianco di Arabia Saudita, Egitto, Bahrein ed Emirati Arabi Uniti. In una serie di tweet, il Presidente americano ha sottolineato che, grazie alla sua recente visita nel Golfo in cui ha chiesto ai paesi arabi di unirsi contro il terrorismo e contro chi lo finanzia, adesso si punta il dito contro il Qatar. “Forse questo è l’inizio della fine per l’orrore del terrorismo”, ha concluso Trump, facendo capire che lui ha deciso da che parte stare e che quindi non sarà certo la Casa Bianca a scoraggiare le azioni di Riyad e dei suoi alleati. Una mossa che rende Doha ancora più isolata dopo lo strappo che si è consumato ieri con le accuse partite dai paesi vicini, che hanno dipinto il piccolo emirato come la principale cassaforte e fonte di finanziamento per il terrorismo di tutta l’area. Dal sostegno all’Iran e passando per l’Isis e i Fratelli Musulmani, accuse che il Qatar rimanda al mittente pur provando al momento a mantenere la calma anche alla luce delle implicazioni economiche, e non solo, di questo giallo diplomatico. Non soltanto Al Jazeera e i mondiali di calcio del 2022, infatti a preoccupare ora maggiormente Doha sono soprattutto i suoi ricchi fondi sovrani con investimenti in tutto il mondo e il gas naturale di cui è uno dei più importanti produttori ed esportatori. Non a caso nonostante la chiusura delle frontiere via terra, mare e aria decretata dai vicini del Golfo, il Qatar non è intenzionata a chiudere la pipeline che rifornisce gli Emirati Arabi Uniti. Le persone potranno anche essere temporaneamente bloccate, dunque, ma il gas e i soldi che ne derivano continueranno a varcare i confini.