Prima la richiesta di alleggerire in parte la posizione contro il Qatar, poi l’affondo: il Paese deve smettere immediatamente di finanziare il terrorismo, parola di Donald Trump. Nel mezzo le dichiarazioni del Segretario di Stato Rex Tillerson, che chiede formalmente ad Arabia Saudita, Bahrain, Egitto ed Emirati Arabi Uniti di allentare il blocco e la pressione su Doha con cui hanno rotto ogni tipo di relazione perché questa intransigenza danneggia la lotta contro l’Isis. Se il rappresentante della diplomazia statunitense esorta Doha a fare di più e più rapidamente per combattere il terrorismo, Trump mette in guardia il Paese definendolo una nazione storicamente finanziatrice del terrorismo ad alto livello. Parole incendiarie quelle del presidente statunitense che potrebbero aumentare l’escalation tre Paesi sunniti del Golfo, incrinare la coalizione anti Isis e gli interessi americani nella regione. Ad aumentare una apparente confusione di idee e linea diplomatica da seguire, la telefonata di Donald Trump al leader egiziano Al-Sisi. Per il Presidente americano, infatti, l’unità araba tra i Paesi del Golfo è fondamentale. Quali saranno le prossime dichiarazioni sul blocco al Qatar ancora non si sanno. È pur vero che a venti chilometri a sud di Doha gli Stati Uniti hanno la più grande base aerea di tutto il Medio Oriente. Ad Al Udeid sono schierati diecimila soldati ed oltre cento aerei da guerra che quotidianamente decollano per colpire obiettivi in Iraq e in Siria. È una base aerea che gli Stati Uniti non possono permettersi di perdere e per non farlo si dovrà prestare particolare attenzione alle parole.