Che le acque fossero agitate nella maggioranza lo si era capito già da qualche tempo e non solo per via delle candidature delle elezioni regionali, non solo sul tema dei diritti civili o sul caso della Corte Penale e da ultimo la vicenda BPM Unicredit. In qualche occasione, era dovuta intervenire la stessa premier Meloni per placare gli animi e in particolare tra i leader di Forza Italia e Lega. Questa volta però ci sono i numeri e il Parlamento; due volte sotto, due volte battuta. Un doppio scivolone o per usare il commento di Palazzo Chigi due inciampi che non giovano a nessuno. Tutto in Commissione bilancio al Senato sul decreto fiscale. Prima l'emendamento per prorogare l'abbassamento del canone RAI voluto da Salvini bocciato coi voti contrari degli Azzurri, poi un emendamento sulla sanità calabrese voluto dal forzista Lotito e bocciato grazie all'astensione del Carroccio. I leader provano a minimizzare a ridimensionare a metà giornata. "Sono schermaglie. Non ci vedo niente di particolarmente serio, dopo di che lei capisce che mentre ci occupiamo del cessate il fuoco in Libano e riusciamo pure ad ottenerlo, penso che il canale della RAI pure possiamo risolverlo". "Non c'è nessun problema in maggioranza, io ritengo che questi 25 mesi siano stati produttivi". Anche Tajani dice nessun inciampo, ma solo atteggiamento di coerenza sul provvedimento. Maggioranza in frantumi, l'accusa invece delle opposizioni. "Nello spazio di una mattina, la maggioranza è riuscita ad andare sotto due volte. Sono incapaci di governare il Paese, troppo presi a litigare tra loro, a competere tra di loro, a farsi reciproche ripicche. Il Paese ha bisogno di serietà". "Un Governo allo sbando, ma uniti nell'aumentare le tasse agli italiani in particolar modo al ceto medio aumentando l'aliquota IRPEF addirittura fino al 56%". Opposizioni che chiamano la premier in Parlamento. La manovra arriverà in aula alla Camera a metà dicembre ma prima, le tensioni non mancheranno.