Uno strappo unito alla delusione quella che si prova quando si infrangono aspettative e convinzioni. Alla fine il passo indietro con le dimissioni datate 22 dicembre e diventate pubbliche il giorno della Befana. Una decisione quella di Elisabetta Belloni meditata e ora irrevocabile. Deve avere influito in modo rilevante fra le altre cose la gestione del caso Cecilia Sala sin dai primi giorni dell'arresto della giornalista in Iran. Il DIS, che coordina l'attività delle due agenzie di intelligence esterna ed interna sarebbe stato lasciato in disparte. Pure in una vicenda così delicata che richiede lunga esperienza in politica estera e diplomazia, la constatazione dunque che la capacità di azione in determinate circostanze si andava sempre più restringendo avrebbe persuaso la Belloni a sfilarsi. A pesare sulla decisione anche i rapporti con la Premier Giorgia Meloni, che inizialmente sembra fossero nati sotto un'ottima stella e poi si sarebbero incrinati strada facendo, nel mezzo il G7 in Puglia. La Belloni venne incaricata di fare da scerpa, cioè da diplomatico e poi le elezioni americane. Una Meloni molto attiva nel tenere personalmente i rapporti con Donald Trump ed Elon Musk con la nuova Casa Bianca in sostanza, senza l'ausilio della Direttrice della nostra Intelligence. Sembrano aver inciso sulla vicenda anche i rapporti non distesi con il Sottosegretario Alfredo Mantovano e con il Ministro degli Esteri Antonio Tajani, oltre all'atteggiamento presunto delle due Agenzie che dal DIS dipendono Aise e Aisi. Una in particolare avrebbe agito con troppa autonomia, rivolgendosi direttamente a Palazzo Chigi e bypassando il Dipartimento che hai il compito di coordinare le attività. La collaborazione specie in determinati gangli dello Stato è condizione fondamentale. Elisabetta Belloni lascerà ufficialmente il 15 gennaio, è gia aperta la partita per le successioni e circolano diversi nomi ma come spesso è accaduto si fanno anche per bruciarli.