Parla alle diplomazie, parla ai governi Sergio Mattarella, preoccupato come non mai per quello che accade nel mondo, da Nord a Sud, da Est a Ovest, ma soprattutto, numeri che fanno riflettere, che fanno paura. Li cita il Capo dello Stato, ben 56 conflitti in atto, il più alto numero dal tempo della Seconda Guerra Mondiale e si chiede: i fronti di guerra si moltiplicano rapidamente, la comunità internazionale non riesce a contrastarli. In che modo intende essere presente? Il diritto umanitario internazionale, avverte, non contempla sospensione o congelamenti. "La guerra non è soltanto un inammissibile anacronismo fuori dalla storia. Rappresenta la negazione dell'umanità". il sostegno a Kiev è fermo e determinato anche per questo. In Siria ora serve arrivare rapidamente a un nuovo organismo statuale. E il Medio Oriente, i due popoli due stati, sono l'unica prospettiva di pace. È un discorso di visione più che un bilancio, quello del Presidente della Repubblica, di prospettiva indicata. Discorso che chiede attenzione ad abbandonare la strada del multilateralismo per quella delle alleanze variabili, magari basate sugli uomini, sui leader, e non sui progetti e i rapporti storici e consolidati. Un suggerimento, un auspicio, il suo, ma anche un'indicazione a "buon intenditore", forse. Insomma un "No" ad atteggiamenti miopi, viste le sfide sempre più globali che possono essere affrontate, con qualche speranza di successo, solo in maniera corale. Bene, ad esempio, l'accordo tra Europa e Mercosur, ma i rischi restano lì, hanno nome cognome, Uno è il protezionismo, la tendenza a voler essere autosufficienti, isolazionisti: "La cooperazione internazionale trova nelle relazioni economiche uno dei suoi punti di forza. La pretesa dell'autosufficienza contrasta con l'evidenza della realtà dei fatti. La storia insegna che il protezionismo non ha mai portato vantaggi di lungo periodo". E sulla stessa linea, i rischi derivanti dal monopolio privato nell'uso dell'intelligenza artificiale o da quelli climatici. La salute della Terra che porta alluvioni, disastri e sofferenze per i più deboli, e che chiede un accelerazione nella transizione energetica.