Nelle ore in cui si riapre la quattro giorni di votazione degli iscritti sulle modifiche statutarie del Movimento 5 Stelle, chiesta da Grillo, Giuseppe Conte mette i suoi puntini sulle i con una lunga intervista per dire che lui è il futuro, il fondatore il passato, che il progetto originale è superato, ma gli ideali restano più vivi di prima, che insomma il mito è consumato e non lui, ma gli iscritti lo hanno decretato. Anche su alleanza, secondo mandato e simbolo la svolta c'era già stata ben prima del suo arrivo e quindi non è lui, Conte, a poter essere accusato di tradimento della purezza originale. Del resto in tre anni da Grillo non è arrivato nessun progetto alternativo, affonda l'attuale presidente dei 5 Stelle, che invece sostiene di avere una linea chiara e netta: 5 Stelle progressisti ma non di sinistra, no alle armi e alle disuguaglianze, sull'immigrazione una terza via che non sia tutti dentro, ma neanche basata sugli slogan della destra. E no alleanze, sì invece a una sorta di contratto di governo. Anzi, se si votasse domani andremmo da soli, specifica, se il PD non cambia idea su alcuni grandi temi. Poi da avvocato avverte il fondatore, non pensasse di portarsi via il simbolo perché non può farlo. "Abbiamo avuto questa richiesta di ripetizione alla quale giuridicamente avremmo potuto non dare corso, ma abbiamo inteso, il Presidente Conte ha inteso rispondere a questa richiesta con un supplemento, un ulteriore bagno di democrazia. Quando gli iscritti avranno votato anche domenica, politicamente il discorso sarà chiuso". E invece è proprio ciò che Grillo intende mettere in atto, mentre si attende l'esito del nuovo voto già aperto e possibile fino a domenica 8 alle 22 per tutti gli iscritti al movimento da almeno sei mesi. Principali punti in discussione: l'abolizione della figura del garante, il ruolo del presidente, la modifica del simbolo. E il vero nodo è il quorum perché se non si raggiungesse la metà, la consultazione verrebbe invalidata e per Grillo sarebbe già una prima vittoria.