In Germania lo chiamano Kindergeld, vale 250 euro al mese per ogni figlio a prescindere da quanto è ricca la famiglia, e per chi se la passa peggio ci sono altri aiuti. Da noi l'assegno unico introdotto un anno fa parte da poco più di 54 euro e in media si arriva a 165. L'importo in Italia dipende dall' ISEE che tiene conto di guadagni e risparmi e da quanti, tra bambini e ragazzi, ci sono. Si può arrivare anche sopra i 1800 euro, ma nel complesso per risalire la classifica europea delle risorse destinate alle famiglie, di strada dobbiamo farne ancora molta. Siamo infatti tra gli ultimi. Il Governo ha promesso di muoversi in questo senso l'intenzione di aumentare l'importo dell'assegno per i figli, sostenere di più i neonati, i nuclei numerosi, potenziando inoltre asili, servizi per l'infanzia, permettere ai genitori di conciliare meglio lavoro e vita privata. Tutti obbiettivi elencati nel documento di Economia e Finanza nel quale però non è indicato quanti denari si vogliono destinare a tutte queste misure che potrebbero frenare l'impietoso calo della natalità nel nostro Paese. Di soldi sicuramente ne servono parecchi e quelli a disposizione sono pochi visto che per il biennio in corso ci sono poco meno di 8 miliardi in deficit, fra l'altro già ipotecati per ridurre le tasse, e sappiamo che per rafforzare l'assegno unico bisognerà spendere più dei 16 miliardi impiegati finora. La cifra è quella emersa dal bilancio dell'INPS sui primi 12 mesi di applicazione del contributo per i figli ed è destinata ad aumentare anche senza fare nulla. Da gennaio infatti l'assegno è stato alzato per adeguarlo all'inflazione, per chi ha bimbi piccoli. La strada comunque sembra essere quella giusta, il nuovo strumento che ha assorbito le misure precedenti va anche a chi prima era escluso, come le partite IVA, e ha portato rispetto al passato vantaggi a tre quarti delle famiglie, soprattutto a quelle con redditi bassi.