Tagliare le tasse per mettere più soldi in tasca al ceto medio si annuncia come il piattoforte della prossima manovra. Il percorso è ancora lungo, ma il governo sembra orientato a mantenere quanto promesso quasi due anni fa, ma finora rimasto lettera morta per mancanza di denari. Il nodo delle risorse non è ancora stato sciolto e così accanto alla riduzione dell'Irpef, si ragiona su una rivisitazione degli sconti fiscali, le detrazioni, che potrebbero avere l'effetto di penalizzare le famiglie più ricche e con meno figli per contenere la spesa. L'obiettivo è dare una sforbiciata a chi ha un reddito medio lordo compreso fra 28mila e 60mila € l'anno, abbassando a questi contribuenti il livello di prelievo dal 35 al 33%. Il beneficio riguarderebbe 13,6 milioni di italiani finora rimasti ai margini o esclusi dai passati aiuti fiscali, e che negli ultimi anni hanno perso potere d'acquisto perché in molti casi non hanno visto i loro salari crescere nella stessa misura dell'inflazione. Servirebbero 4-5 miliardi l'anno e si sono iniziate a formulare previsioni su quanto ciascuno ci guadagnerebbe. Visto che il meccanismo è progressivo, avrebbero maggiori vantaggi coloro che si trovano nella fascia più alta e che rappresentano una minoranza. Chi ha un reddito di 30 mila € l'anno ne risparmierebbe una quarantina in 12 mesi. 440 € per chi ha redditi di 50 mila fino a un massimo di oltre 1600 € per chi tocca i 60 mila. Anche chi supera questo livello avrebbe benefici, da qui forse l'idea di stringere la cinghia sugli sgravi mettendo un tetto agli sconti per chi guadagna di più.























