Si capirà i primi di ottobre su quanti soldi il governo potrà contare per la prossima manovra e quali delle tante misure che bollono in pentola finirà nel menù della legge di bilancio per il 2026. L'orientamento della maggioranza è di sostenere le tasche degli italiani, messe a dura prova dall'aumento dei prezzi e dagli stipendi non adeguati alla corsa dell'infrazione, ma ci sono idee diverse. E le risorse, in attesa di numeri precisi, si annunciano poche, anche perché i vincoli europei ci obbligano a stringere la cinghia e incombe come un macigno l'aumento della spesa militare sulla quale ci siamo impegnati a livello internazionale. In questo quadro la Lega insiste nel chiedere un contributo a chi ha accumulato negli ultimi anni ingenti profitti. Il riferimento è alle banche, con un meccanismo fiscale che potrebbe portare un miliardo e mezzo nelle casse dello Stato, una sorta di prestito a costo zero, perché poi quei denari andrebbero restituiti. Servirebbero per sostenere una nuova sanatoria per chi ha debiti col fisco. Permetterebbe di sanare gli arretrati in 10 anni senza pagare sanzioni e interessi e smaltire una parte dei 1.300 miliardi di tributi non riscossi e difficili da recuperare. Ma secondo i critici, della misura, suonerebbe come l'ennesimo schiaffo a chi onora sempre il fisco. Il Carroccio vuole anche l'estensione della flat tax al 15% per le partite IVA, in modo che l'agevolazione comprenda chi fattura fino a 100mila euro. Priorità diverse per gli altri alleati di governo, con Forza Italia che punta sul taglio dell'IRPEF al ceto medio, fino a 60mila euro di reddito lordo annuo, che costerebbe circa 4 miliardi e che interesserebbe milioni di italiani con benefici che vanno da poche decine di euro a oltre 1.000 l'anno. Per sostenere il potere d'acquisto ci sono anche altre ipotesi, della riduzione del prelievo su straordinari e festivi agli sgravi per chi ha salari molto bassi. Altro tema è quello delle pensioni: aumento di quelle minime e incentivi a quelle integrative. Mentre non si parla più di abbassare l'età legale, 67 anni, d'uscita dal lavoro, ma solo di evitare che si innalzi di tre mesi nel 2027.























