Se si cercano sui giornali notizie sul reddito di cittadinanza, quello che balza agli occhi negli ultimi mesi sono spesso titoli su truffe e imbrogli o polemiche sul fatto che lo strumento rappresenta un disincentivo al lavoro. Eppure il reddito di cittadinanza è stato ed è molto più di questo. Nei suoi poco più di due anni e mezzo di vita ne hanno beneficiato milioni di famiglia. Ogni anno la misura coinvolge oltre tre milioni e mezzo di persone. Il costo per lo stato finora è stato di quasi 20 miliardi di euro. A fronte di questi numeri truffe e imbrogli non rappresentano che una piccola, per quanto grave, percentuale. Oggi a percepire il reddito o la pensione di cittadinanza sono 1 milione e 400 mila famiglie, dove vivono 3 milioni e 700 mila persone, la maggioranza nel mezzogiorno o nelle isole. La media mensile del beneficio è di 578 euro, quella della pensione di 271. Negli anni della pandemia il sussidio, per quanto imperfetto, ha rappresentato un argine contro la povertà. Naturalmente lo strumento ha i suoi limiti, per come è strutturato, ad esempio, le famiglie numerose sono svantaggiate rispetto ai single. Inoltre, secondo un'indagine della Caritas, ne resta esclusa oltre la metà dei poveri. Di proposte per migliorare il reddito di cittadinanza ne sono arrivate varie, da quella di eliminare gli squilibri che sfavoriscono le famiglie con figli minori, a quella di non togliere il reddito a chi trova un lavoro, a quella, ancora, di rendere alcuni requisiti meno stringenti. È stato poi rimproverato al reddito di aver fallito la parte delle politiche attive del lavoro. Sono infatti pochi i percettori che hanno trovato un impiego, ma il punto è che circa 3 beneficiari su 4 non sono considerati occupabili, parliamo di minori, di anziani, di persone con disabilità. È però anche vero che pure tra chi potrebbe essere considerato occupabile, solo poco più di un terzo ha sottoscritto un patto per il lavoro. In futuro si prevede di aumentare le assunzioni nei centri per l'impiego e di coinvolgere anche le agenzie private. Non saranno invece rinnovati i 2500 navigator che in questi anni hanno affiancato i centri per l'impiego nel compito di cercare un'occupazione per i beneficiari del reddito.