Per AIitalia si apre una settimana decisiva, a dirlo parlando della complessa trattativa con Bruxelles sul futuro dell'ex Compagnia di Bandiera è il Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti. Per la nuova società che nascerà dalle ceneri della vecchia Alitalia con tre miliardi di soldi pubblici, la Commissione Europea ha chiesto discontinuità a partire dal nome, la nuova aerolinea che si chiama Ita se vorrà usare il vecchio marchio dovrà eventualmente ricomprarlo all'asta e non è neanche detto che possa farlo. Sembra una questione di poco conto ma secondo le stime perdere il nome potrebbe costare a Ita fino a mezzo miliardo di Euro, tra minori ricavi e spese per promuovere il nuovo brand. Il nome però non è la sola e nemmeno la principale delle questioni in ballo. Rischiano il posto migliaia di dipendenti, degli attuali 11.000 il 75% potrebbe essere lasciato a casa. Ne sarebbero riassunti con nuovo contratto meno di 3000, per gli altri si aprirebbero ammortizzatori sociali e scivoli verso la pensione. Anche gli aerei sarebbero dimezzati, inoltre la Compagnia sarà sottoposta al cosiddetto spezzatino, con le attività non di volo vale a dire la manutenzione e la gestione dei servizi aeroportuali messi all'asta. Di fronte a un simile ridimensionamento rinviato per anni con ripetuti salvataggi costosi e non risolutivi, i Sindacati parlano di danni inestimabili e di una Compagnia che non sarà in grado di competere con concorrenti del calibro di Lufthansa ed Air France KLM che sempre secondo i sindacati sarebbero state favorite da Bruxelles rispetto all'Italia sia sugli aiuti di Stato che sui sacrifici richiesti. Ma secondo il ministro Giorgetti nell'atteggiamento di Bruxelles non si ravvisa nulla di discriminatorio, mentre il ridimensionamento di personale e aerei è necessario perché la nuova compagnia dovrà essere in equilibrio finanziario e in grado di reggersi, economicamente parlando, sulle proprie gambe o meglio sulle proprie ali.